#05 SINTETIZZATORE: CARATTERISTICHE E PARAMETRI

Ora che conosciamo le caratteristiche fisiche del suono, possiamo rivolgere la nostra attenzione al sintetizzatore e delineare le sue caratteristiche principali, per poi arrivare ad una spiegazione dettagliata delle parti che lo compongono passando ovviamente per qualche cenno storico!

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Mentre negli strumenti acustici il suono è conseguenza di una vibrazione meccanica, negli strumenti elettronici la generazione sonora è priva di parti meccaniche, ed è data esclusivamente dall’elettronica.

 

 

Nonostante la nascita dei primi strumenti elettronici risalga all’inizio del novecento, i primi modelli di sintetizzatore hanno origini ben più recenti. Si può datare infatti la loro invenzione verso metà degli anni sessanta, per opera di Robert Moog e Donald Buchla.

 

Si trattava di sintetizzatori modulari (composti da più moduli che, a seconda del suono desiderato, venivano o meno utilizzati), monofonici (in grado di originare una sola nota per volta, diversamente dagli strumenti polifonici, ovvero dotati di più sorgenti sonore che l’esecutore può controllare indipendentemente le une dalle altre) e analogici.

 

Il fatto che fossero monofonici è conseguenza di due fattori: per suonare due note contemporaneamente erano necessari due sintetizzatori, e questo comportava una grossa spesa e una grandissima precisione nel settare in modo identico tutti i moduli. Inoltre le tastiere stesse erano progettate per gestire un solo sintetizzatore.

 

La distinzione tra analogico e digitale (da “digit”, numero) risiede nel fatto che nel primo caso il segnale che rappresenta l’ informazione è analogo all’informazione stessa (nel giradischi e nelle musicassette il solco che viene letto è una rappresentazione continua dell’onda sonora, che ricalca completamente il suo andamento) mentre nel secondo caso il segnale che rappresenta l’informazione è una codifica numerica dell’informazione stessa, che viene rappresenta con un numero FINITO di numeri.

Per esempio, la risoluzione di una fotografia è data dal numero di pixel che contiene ma, per quanti che siano, non saranno mai in grado di rappresentare tutti i punti effettivi che compongono l’oggetto fotografato, poichè essi sono infiniti.

Se ne deduce che il digitale è caratterizzato da una perdita di informazioni rispetto all’analogico.

I sintetizzatori erano, e sono tuttora, dotati di un interfaccia, ovvero di un sistema che permette di collegare due o più entità al fine di scambiarsi informazioni.

I requisiti tramite cui due entità possono comunicare sono di tipo fisico (devono poter essere fisicamente in relazione tra loro, per esempio tramite dei cavi) e di tipo logico (le due entità devono parlare lo stesso linguaggio). Un chiaro esempio di interfaccia è la tastiera, che opportunamente collegata al sintetizzatore è in grado di inviare a quest’ultimo le informazioni desiderate dal musicista.

 

I comandi sono inviati al sintetizzatore tramite una caratteristica della corrente elettrica, il voltaggio. Nelle tastiere ogni tasto corrisponde ad un preciso voltaggio, ed ogni voltaggio ad una frequenza. La corrispondenza tra voltaggio e frequenza è di un volt per ottava (per ogni salto di ottava il voltaggio sale di uno, quindi il volt è diviso in dodici, come le note della scala musicale).

 

Controllare il sintetizzatore significa intervenire su tre parametri oggettivi, che trovano una corrispondenza soggettiva nella percezione umana (vedi capitolo 1):

  1. La frequenza indica il numero di cicli della forma d’onda in ogni secondo, ed è quindi misurabile. Equivale percettivamente all’altezza di un suono, ovvero alla nota che caratterizza il suono: l’altezza è soggettiva in quanto relativa alle nostre percezioni e può cambiare a seconda del contesto culturale
  2. L’ampiezza corrisponde all’ escursione dell’onda sonora, ovvero all’ampiezza del movimento dell’oscillazione. Corrisponde soggettivamente all’intensità, la quale viene percepita in maniera diversa a seconda dell’individuo (con l’avanzare dell’età si tende a percepire meno suoni ad una bassa intensità)
  3. La forma d’onda indica appunto la forma dell’onda, che può essere di vario tipo ma comunque misurabile. Questa determina il timbro di un suono, ovvero l’identità sonora, ciò che ci permette di distinguere il suono di un pianoforte da quello di una chitarra. Anche tra strumenti dello stesso tipo il timbro cambia, a seconda della qualità, ma la scelta di un timbro rispetto ad un altro da parte del musicista o dell’ascoltatore dipende dal gusto personale. Pizzicando per esempio la corda di una chitarra in vari punti diversi posso ottenere suoni metallici o più pieni.
Prima di spiegare il funzionamento vero e proprio del sintetizzatore è bene raccontarne la storia e l’evoluzione.
Non è bene, invece, condensare in una sola lezione troppe informazioni o rischiereste di perderne qualcuna.
A tra qualche giorno per un nuovo capitolo!

 

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#04 TIPI DI SEGNALE ANALOGICO pt.2

Come anticipato nel capito precedente, oggi distingueremo il segnale elettrico in due categorie, in base alla sua risposta alle interferenze e ai disturbi esterni che, ahimè, si trasformano in fastidiosi rumori e fruscii. Da oggi saprete come annientarli!

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Esistono processori d’effetto appositi (de-noiser) che, una volta subita l’interferenza, tentano di rmuoverla facendo però perdere di qualità al segnale originale.
Parleremo di questi dispositivi più avanti, perchè il miglior modo per combattere le interferenze è fare in modo che il nostro segnale non ne sia soggetto ed in questo capitolo vi spieghiamo come fare.

1) IL SEGNALE SBILANCIATO

 

E’ il tipo segnale soggetto a interferenze esterne, e viaggia su due poli, uno negativo (detto massa) e uno positivo.
Tutti i segnali provenienti dalle sorgenti (chitarra, basso, ecc) nascono sbilanciati e tutti i dispositivi audio (mixer, schede audio, processori)  al loro interno lavorano segnali sbilanciati.
Vi chiederete il perchè, visto che è un segnale facilmente soggetto ai disturbi.
La risposta è semplice: finchè il segnale è all’interno dei macchinari, la loro stessa struttura metallica impedisce alle interferenze di entrare, svolgendo una funzione di schermatura.
Il problema delle interferenze si manifesta quindi lungo il passaggio del segnale lungo i cavi.
Il tipo di cavo che trasporta questo segnale è definito cavo schermato coassiale a due poli, e a discapito del nome, ha una struttura molto semplice:

 

 

E’ costituito da una polo centrale (i  classici fili di rame) positivo, ricoperto da una guaina di gomma, a sua volta rivestita di una garza/schermo/calza (altri fili metallici) che porta il segnale di massa. Il tutto è rivestito da un’ulteriore guaina di gomma.
Si dice coassiale perchè il polo positivo e quello negativo giacciono sullo stesso asse.

 

2 ) IL SEGNALE BILANCIATO

 

E’ un tipo di segnale studiato per essere immune alle interferenze, e di seguito ne illustriamo il funzionamento nella maniera più semplice possibile.

 

  • Il segnale sbilanciato a due poli viene fatto passare in un trasformatore di bilanciamento, che lo trasforma in un segnale a tre poli:  massa e due diverse fasi del segnale positivo (chiamate fase e controfase) che hanno però ampiezza dimezzata.
  • La fase porta le informazioni (ripetiamo, con ampiezza dimezzata) del segnale positivo originale, mentre la controfase porta le stesse informazioni ma invertite di grado.
    La controfase è l’esatto opposto della fase, e se la si somma a quest’ultima i due segnali si annullano.

 

  • Fase e controfase viaggiano sul cavo risentendo anche in questo caso i disturbi dell’ambiente. Il disturbo è di un entità che prescinde dal segnale, quindi si aggancia su entrambi i segnali con lo stesso segno (positivo o negativo)
  • Questi segnali entrano nel mixer, dove il trasformatore di sbilanciamento risbilancia il segnale. Esso somma il segnale in fase con l’inverso di quello in controfase (che coincide con quello di fase in tutto, tranne che nel disturbo), ricostruendo in questo modo il segnale originale privo di disturbi.

 

Il cavo che porta segnali bilanciati è simile a quello che porta segnali sbilanciati, ma è dotato di due poli centrali (uno per la fase e uno per la controfase) circondati da una garza che porta la massa, a sua volta rivestita da una guaina di gomma.

 

 

Per quanto riguarda i segnali di potenza essi sfruttano un circuito sbilanciato, poichè non c’è bisogno di schermare l’interferenza in quanto debole rispetto al segnale.
Non tutti gli strumenti (come chitarra e basso) nascono bilanciati, quindi viene utilizzato un dispositivo esterno in grado di bilanciare tutti i dispositivi audio dotati di uscite sbilanciate, la Direct Insection Box (D.I. Box).

Le D.I. Box si dividono in attive (alimentate da batteria dal mixer, offrono una leggera preamplificazione del segnale) e passive (scatole di ferro contenenti un trasformatore di bilanciamento). Queste ultime sono consigliate per segnali di linea in quanto sfruttano il voltaggio del segnale senza che questi ne risentono. Hanno inoltre un costo inferiore rispetto alle attive.
Le D.I Box devono essere poste il più vicino possibile alle sorgenti (chitarra, basso, ecc…)

Ora, che tu sia un beatmaker, un musicista, o un aspitante tecnico del suono,  hai le conoscenze necessarie per mantenere la tua musica immune alle interferenze 🙂

Resta sintonizzato, tra qualche giorno un nuovo capitolo!

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#03: TIPI DI SEGNALE ANALOGICO pt.1

Dopo aver esaminato le caratteristiche fisiche del suono abbiamo parlato del trasduttore, e di come un fenomico fisico si trasformi in uno elettrico. E’ questo segnale elettrico che trasporta tutte le informazioni relative al suono, e su di esso andremo ad agire durante il mixaggio, tramite i processori d’effetto.

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E’ bene capire tutte le caratteristiche di questo segnale, per averne pieno controllo durante la post prduzione de tuo brano.
I segnali elettrici non sono tutti uguali e subiscono una prima divisione in base all’intensità dela corrente elettrica che li caratterizza, il voltaggio (V).

 

 

 Vengono divisi in:
1.SEGNALE MICROFONICO : Generato da dispositivi passivi (per esempio il microfono dinamico), E’ un segnale molto debole, dell’ordine di grandezza dei millivolt. (0 < V < 0.075)

 

2.SEGNALE DI LINEA: Generato da dispositivi attivi (che necessitano di un alimentazione), è un segnale più forte rispetto al microfonico, dell’ordine dei volt. (0,075 < V < 24,5)

 

3.SEGNALE DI POTENZA Scaturisce da amplificatori,  detti di potenza. Il segnale di linea non ha infatti l’intensità  necessaria per alimentare il diffusore (le casse!), quindi si necessita di un dispositivo che trasformi il segnale di linea in potenza.
Questo segnale è caratterizzato da un voltaggio superiore (24,5 < V < 100), e porta con se una grande quantità di corrente (flusso di elettroni).
Questi tre tipi di segnale possono essere a loro volta divisi in due tipologie (bilanciato o sbilanciato) in base alla loro risposta alle interferenze esterne.

 

Anche i disturbi e le interferenze sono di due tipi: 
– elettromagnetici (dovuti al magnetismo)
– elettrostatici (dovuti all’elettricità).
Quando il disturbo entra nel cavo diventa ascoltabile in audio..

 

 

Il segnale microfonico ha una forte tendenza a raccattare i disturbi, in quanto l’interferenza è dell’ordine dei millivolt e risulta quindi molto percettibile.
Il segnale di linea è talmente alto (dell’ordine dei volt) che non risente di interferenze esterne (dell’ordine dei millivolt).
Il segnale di potenza, a maggior ragione, non risente del disturbo in quanto è troppo forte rispetto al disturbo stesso.
Il rapporto tra segnale e disturbo viene definito rapporto segnale-rumore, e più il risultato è alto, più il segnale sarà pulito.

 

Spiegare la differenza tra un segnale bilanciato ed uno sbilanciato richiede un capitolo a sè, e sarà il prossimo argomento trattato.
Per ora concentratevi su questa prima parte, e vi basti sapere che il segnale bilanciato altro non è che un bell’escamotage per rendere il segnale eletrico (la nostra musica) immune alle interferenze.

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#02: CATENA SONORA ELETTRONICA E TRASDUTTORE

Nel capitolo precedente abbiamo capito come si propaga il suono e le principali caratterstiche fiisiche dell”onda sonora.
Quando vengono introdotti  dispositivi in grado di captare, elaborare e diffondere tale onda, parliamo di catena sonora elettronica.

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Le tappe che il suono percorre in una catena eletronica  sono:

– Sorgente sonora
– Trasduttore
– Mixer e Outboard
– Diffusione o Registrazione 
– Ascoltatore

Riguardo a come nasce il suono, abbiamo già eloquentemente parlato, affrontiamo ora quindi il primo dispositivo che l’onda sonora si trova innanzi in una catena elettronica, il trasduttore, di cui il microfono dinamico è un chiaro esempio.

 

 

Il trasduttore è un dispositivo che trasduce (trasforma) un fenomeno in un altro.
Il microfono dinamico è il trasduttore per eccellenza in quanto trasforma un fenomeno acustico in elettrico. E’ un dispositivo passivo (significa che non necessita di alimentazione) il cui cuore è la capsula, a sua volta composta da tre elementi: membrana, bobina e magnete.

 

La membrana è la parte sensibile che simula il timpano umano, e trasmette la vibrazione che riceve alla bobina, un insieme di spire di materiale conduttore avvolte attorno al magnete.
Vibrando ne modifica il campo magnetico, creando quindi una tensione elettrica (in quanto movimento + magnetismo = elettricità)

 

Il pick up (quei”cerchietti metallici che si trovano sotto alle corde della chitarra) è un altro tipo di trasduttore, sempre passivo e tipico delle chitarre. La parte metallica visibile altro non è che la sommità del magnete, che è attaccato alla bobina. Quando la corda vibra modifica il campo magnetico.

 

 

 

Entrambi questi trasduttori generano un segnale microfonico in quanto dispositivi passivi.
A questo punto, in men che non si dica abbiamo trasformato il suono in energia elettrica, ma prima di metterci a “giocare” e “manipolare” è opportuno fare una distinzione tra i tipi di segnali elettrici che ci troveremo a gestire. Il tutto, ovviamente, nel prossimo capitolo.
Ciao!

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#01: CATENA SONORA E CARATTERISTICHE DEL SUONO

Il primo passo per introdursi nel mondo della fonia è capire il significato di “catena sonora“.
Con questi termini si intende quel ciclo di trasmissione del suono che vede coinvolti  una sorgente sonora, un mezzo di trasmissione e un ascoltatore.

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Con sorgente sonora si intende un corpo rigido elastico che vibra in quanto sollecitato, e vibrando genera delle onde di pressione che si propagano nel mezzo di trasmissione (per esempio l’aria) dando luogo a zone di compressione e rarefazione (in quanto l’aria è un mezzo elastico), che infine raggiungono un ascoltatore (il timpano, che riceve le vibrazioni che vengono poi interpretate dal cervello).

 

Queste onde infinitesimali generano sia suoni armonici che inarmonici.
La differenza tra armonici e inarmonici risiede nel fatto che i primi possono essere ricondotti ad un altezza (o nota) definita, in quanto scaturiscono da onde di pressione periodiche (che si ripetono costantemente nel tempo), e quindi da vibrazioni periodiche.

 

 

Viene definito ciclo quella porzione d’onda che descrive valori sempre diversi, ed è dato dalla fase ascendente (compressione) e dalla fase discendente (rarefazione).
La porzione di forma d’onda si ripete costantemente nel tempo, e la durata di un ciclo viene detta periodo (T).
Il numero di cicli ogni secondo si chiama frequenza (f). e si misura in Hertz (hz), e determina l’altezza di un suono: più il suo valore è alto più il suono è acuto, più è basso più il suono è grave.
 
Con velocità del suono si intende invece la velocità con cui un suono si propaga in una determinata sostanza, ed è una caratteristica del mezzo di trasmissione.
Questa caratteristica è indipendente dalla frequenza, mentre invece è soggetta a variazioni a seconda della pressione e dell’umidità in cui il suono si propaga. Nell’aria la velocità del suono è la seguente Vs = 330 + 0,5 t (m/s) in cui t corrisponde alla temperatura (nell’aria di 20°).

 

Infine la lunghezza d’onda è la distanza tra due punti ripetitivi di una forma d’onda, ed è inversamente proporzionale alla frequenza. Si calcola in questo modo λ = Vs / f (m). Per attenuare frequenze di un onda di pressione necessito di ostacoli con dimensioni paragonabili alla lunghezza d’onda di tali onde.

 
Le caratteristiche di un suono oggettive, e quindi misurabili, sono ampiezza, frequenza e spettro, e corrispondono, in base alla nostra percezione a volume (intensità sonora), altezza (tono) e timbro (tipo di suono).
 

Queste poche definizioni stanno  alla base della fonia, ora sei pronto per il passo successivo! Stay tuned!

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#00: FREE THE KNOWLEDGE!

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Hashetic Front Records non ha fini di lucro e, nonostante le spese gestionali, in un tempo in cui tutti vogliono i tuoi soldi noi continuiamo a regalare roba, e non solo musica.
 

Da oggi regaliamo conoscenza.

Pubblicheremo  brevi e focalizzati articoli rivolti a coloro che sentono il bisogno di fare musica ma non possono permettersi uno studio.

Spiegheremo in maniera intuitiva e partendo  dalle basi i principi della fonia per poi arrivare al funzionameto di   sintetizzatore, campionatore,  outboards e processori, in modo  da renderti autonomo nella produzione musicale.
 
Se sei agli inzi troverai la prima parte un po’ sofisticata, ma la padronanza dei termini e la conoscenza delle leggi fisiche ti permetteranno di capire al meglio il funzionamento dei macchinari e di avere sotto controllo il suono durante tutta la catena produttiva.
Se sei tra i più esperti  troverai nei primi articoli nozini che già conosci: a te è richiesta un po’ di pazienza fino ai capitoli più tecnici, ma non dimenticare che questo corso è per tutti.
 
Esperto o principiante, troverai risposte a domande che ti sei sempre chiesto sul suono e prenderai coscienza dei trucchi del mestiere.
Il corso nasce da 15 anni di esperienza nell’ambito della produzione hip hop e da nozioni apprese in costose scuole di sound engineering ma…

    La conoscenza è di tutti (sono le skills a fare la differenza) e, dagli albori dell’umanità, il tempio è il luogo della conoscenza.

HASHETIC TEMPLE: FREE THE KNOWLEDGE!